Se la figura di Ivan Graziani ha mantenuto nel tempo il suo status di «classico scomodo» della canzone italiana, la celebrazione postuma della sua opera è sempre stata contenuta, quasi sottotono. A differenza di altri cantautori suoi contemporanei, Graziani non ha mai goduto di una glorificazione su larga scala.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La pubblicazione postuma dell’album «Per gli amici» costituisce un evento significativo non solo per i cultori di Ivan Graziani, ma per la critica musicale italiana nel suo insieme. Ritrovate casualmente dalla famiglia in un baule, le registrazioni inedite di Graziani si presentano come un documento straordinario, capace di riaprire il discorso sulla centralità e sull’unicità della sua figura nel panorama musicale nazionale. Graziani, chitarrista e cantautore dalla personalità obliqua e anticonvenzionale, ha sempre oscillato tra due tensioni opposte: da un lato il sarcasmo e la graffiante ironia sociale, dall’altro il romanticismo lirico e il talento melodico. La sua carriera, pur punteggiata da successi indimenticabili «(Lugano addio», «Agnese», «Firenze», «Monna Lisa»), è sempre stata caratterizzata da una singolare indipendenza espressiva, che lo ha reso difficilmente incasellabile nei canoni della canzone d’autore italiana. «Per gli amici» conferma questa peculiarità: otto brani mai ascoltati prima, arrangiati da figlio, Filippo Graziani, che non solo restituiscono l’essenza musicale di Ivan, ma delineano anche un percorso emotivo di notevole intensità.

Se la figura di Ivan Graziani ha mantenuto nel tempo il suo status di «classico scomodo» della canzone italiana, la celebrazione postuma della sua opera è sempre stata contenuta, quasi sottotono. A differenza di altri cantautori suoi coevi, Graziani non ha mai goduto di una glorificazione su larga scala. Tuttavia, il suo impatto sul rock e sul pop italiano rimane profondo, con influenze che spaziano dal folk a chilometro zero fino al blues-rock indocile dei tardi anni Sessanta. Proprio questa versatilità gli permise di frequentare l’ambiente progressive nei primi anni Settanta e di collaborare con figure di spicco come Lucio Battisti. La pubblicazione di «Per gli amici» impone una riflessione più ampia sulla posizione del rocker-autore abruzzese nel canone musicale italiano. L’influenza è innegabile, eppure la sua figura rimane marginale nella narrazione dominante della canzone engagé. Troppo rock per i circuiti accademici, troppo sperimentale per il cantautorato ortodosso, Graziani si è sempre mosso in un terreno obliquo ed accidentato, che oggi appare incredibilmente contemporaneo. In effetti la pubblicazione del materiale ritrovato, a trent’anni da «Malelingue» (1994), pone dunque una nuova occasione per ridefinire la portata della sua eredità musicale e per valutare quanto il suo repertorio, anche nelle sue versioni inedite, sia ancora incredibilmente contemporaneo.

Dal punto di vista strutturale, l’album si articola attorno a tematiche ricorrenti nella produzione di Graziani: l’amore per le donne, l’ironia graffiante, il sarcasmo sociale, la riflessione sull’identità e sulle tensioni individuali. «Una Donna» si presenta come una power-ballad dal carattere immediato e accessibile, intelaiata su una progressione armonica semplice ma funzionale. La scelta di mantenere una melodia chiara e diretta favorisce il contrasto tra la leggerezza apparente della narrazione e la sottile vena ironica del testo. Il cantautore articola il sua iperbole con una scrittura giocosa che, pur nella sua apparente semplicità, offre spunti di riflessione sui rapporti interpersonali e sulle dinamiche sentimentali. L’uso della parola «pedalino» è un marchio di fabbrica, una scelta lessicale che appartiene all’unicità del suo linguaggio. «La rabbia» rappresenta uno dei momenti più intensi del disco. La forma è asciutta, quasi scarna, con una progressione armonica che accompagna il senso di disillusione espresso nel testo. L’andamento è sostenuto ma non incalzante, lasciando spazio all’indagine interiore, mentre gli interventi ritmici sono misurati e quasi in secondo piano, dando rilievo al testo e alla linea vocale. La lirica è frammentaria e sospesa, con immagini quotidiane che si stratificano nell’emersione di un disagio sociale diffuso e non del tutto esplicitato. La figura di Maria, evocata nel testo, diventa il simbolo della rabbia collettiva, un sentimento indefinito che attraversa le generazioni. «L’Italianina» affonda le radici nella tradizione melodica italiana, con una linea armonica delicata e un andamento che richiama le ballate popolari, amplificando il senso di nostalgia e di appartenenza. «L’Italianina» non è solo una figura femminile, ma diventa una metafora dell’identità culturale. Il riferimento alla lontananza e alla necessità di conservare il sorriso integra un senso di malinconia e di perdita, tipico di molte composizioni di Graziani. Qui il cantautore abruzzese costruisce una metafora della patria attraverso l’immagine di una donna, sottolineando la dolcezza e la fragilità di ciò che viene lasciato indietro.

«La canzone dei marinai» s’inserisce nella tradizione italica delle canzoni sul mare, con una struttura narrativa chiara e una progressione armonica evocativa che richiama elementi folkorici e potrebbe trovare un parallelo con «Creuza de Mä» di De André. La voce di Graziani trasmette un senso di separazione e attesa, in linea con il tema del marinaio che parte. I versi che rievocano il vento, il cielo e il mare accentuano l’aspetto poetico del testo, nonché il tono giocoso e surreale che ha contraddistinto molte delle sue produzioni passate, ma perfino un potente affresco sociale, paragonabile alle canzoni di Springsteen. In «TV» l’imbastitura rimanda alle progressioni tipiche della ballata rock, con una melodia definita e un ritmo moderato ma incisivo. Filippo Graziani interviene nella traccia per completare una parte vocale mancante, mantenendo, però, intatta la coerenza stilistica. L’ironia di Graziani sul mezzo televisivo si traduce in una critica che oggi, in epoca di iperconnessioni digitali, assume una nuova dimensione. Il ritornello enfatizza il paradosso del voler non essere «mai più solo», suggerendo quanto la sovraesposizione mediatica possa sostituire i legami reali. «Miley» ha un impianto blues-rock, con evoluzioni tipiche ed una linea melodica che gioca con dinamiche più sensuali. Miley è un personaggio vivido e carnale, inserito nella galleria di figure femminili della discografia di Graziani. Il legame con il Sud, la passione per le motociclette e la sua tangibile presenza vengono enfatizzati da una scrittura che mescola ironia e lirismo. «Ti sorprenderò» è un tema sognante con un andamento che suggerisce una proiezione emotiva crescente. Il riff centrale funge da elemento di tensione, mantenendo una perifrasi melodica avvolgente. Il brano, nel suo insieme, sancisce una dimensione quasi profetica, con immagini di volo e metamomorfosi che, riascoltate alla luce della scomparsa di Graziani, assumono una profondità ulteriore. Il richiamo a «Fuoco sulla collina» ne intensifica il tono di implicito commiato.

Alla title-track, «Per gli amici», è affidata la chiusura dell’album, attraverso un modulo esecutivo che sintetizza molte delle caratteristiche espressive di Graziani: chitarra dominante, fraseggio ritmico deciso ed un testo che si pone come dichiarazione finale di identità artistica. Le autocitazioni di «Lugano addio» e «Monna Lisa» servono a chiudere un cerchio ed a rafforzare il senso di continuità tra passato e presente. «Per gli amici» non è un «album perduto», bensì una raccolta di frammenti significativi che sanciscono l’unicità della scrittura di Ivan Graziani. Questa raccolta di inediti, sebbene non rivoluzionaria, restituisce una voce che ha sempre saputo declinare il racconto musicale con un’irriverenza rara. Se l’odieno mainstream, e la cultura poppish frammentaria, parcellizzata ed asservita al click tendono a ridurre le figure del passato a monoliti privi di evoluzione, «Per gli amici» ci ricorda invece che la musica è materia fluida e plasmabile, capace di mutare nel tempo senza perdere il suo valore originario, ma soprattutto conservando un’autenticità raramente riscontrabile nella produzione contemporanea. In definitiva, «Per gli amici» non è solo un disco per chi ha amato Graziani in passato, ma perfino per chi ancora oggi ricerca nel cantautorato italiano una voce sorgiva e priva di compromessi. La speranza è che tale pubblicazione contribuisca a ridare spazio e visibilità all’uomo, al cantautore, al rocker ed al personaggio trasversale, sottraendolo al limbo della «riscoperta occasionale» e collocandolo finalmente alla sua giusta dimensione culturale e generazionale.

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